Barolo, ma non solo, ad impreziosire una bella serata con uno dei più noti produttori di Langa. 18 ettari vitati a Monforte d’Alba, mica un’aziendina qualsiasi, ma grande attenzione alla qualità e un occhio al mercato.
Chardonnay “Educato” 2014
Quasi un unicorno in Langa, 50% in acciaio e 50% in legno, di cui gran parte usato. Naso attraente, bocca invasa da una freschezza strabordante. Poca corrispondenza quindi, lo riberrei volentieri fra un anno. Esperimento.
“Gavarini” Langhe nebbiolo 2014
Fresco e croccante lungo tutte le fasi. Vino vero, giovanissimo, tannini di forte impatto ancora da smussarsi. Già ottimo, però, per alcuni abbinamenti. Io mi ci giocherei un oca arrosto. Il vino dei nonni.
Barbera d’Alba “Vigna Martina” 2013
Oh, iniziamo con i vini interessanti. Un Barbera d’Alba che sa poco di Barbera d’Alba (almeno di quelli che avevo in testa) e molto più di Barolo. Forget, please, Matteo Correggia e Deltetto. Qui non siamo in Roero e si sente come il vitigno interpreta il territorio Monfortino. Rileggere la definizione di “terroir” se proprio non si è convinti. Da fan sfegatato del Roero, appunto, ho rischiato di rimaner male all’assaggio, che invece poi mi ha conquistato. Pieno sin dal naso, spettro molto più ampio del precedente, ma rotondità appena accennata e sorprendente finale salato. Barolo-like.
Barolo “Gavarini Chiniera” 2011
Sentori tipici della denominazione: mora, ribes nero, viola, poca spezia dolce, quasi nulla. Nasce su terreni sabbiosi, si presta meno all’invecchiamento rispetto a quelli di altri cru. Tannini ruvidi, ma enorme impatto volumetrico. Lungo.
Barolo “Ginestra Casa Matè” 2011
Ad aprirlo ora si rischia il reato di pedofilia enologica, sebbene l’annata calda lo renda già godibile. Nel solco di quello precedente, ma il terreno di maggior stampo argilloso lo rende più in tutto: complesso, austero, maestoso. Se dovessi scegliere un vino da lasciare in cantina, sceglierei questo. Si vede lontano un miglio che ha stoffa. Aumentano i sentori terziari, spezie dolci e cioccolato fuso su tutte. Se ce la faccio apro fra 10 anni la bottiglia che ho in cantina, ma non ce la faccio.
Barolo Riserva 2004 “Runcot”
Umpf. Sicuramente un vino da apice, il top della serata. Il tempo ha fatto il suo gioco e tutto è levigato, fuso, sciolto. Da l’impressione di essere uno di quei ciclisti con pochi battiti al minuto, che può andare, andare e andare. Ma a rapporto qualità prezzo, vince il Casa Matè. Senza dubbio.