Della serie ‘quando poche parole ti insegnano più di un libro intero’. Spero solo di riportarle nella giusta maniera, perché le ritengo molto interessanti e, soprattutto, non le ho ma lette da nessuna parte.
In sostanza il concetto è che i terreni calcarei legano molto, in senso chimico, con i metalli; i metalli, pertanto, non si trovano ‘disciolti’ in questo tipo di terreni e non sono quindi a disposizione delle radici della vite e del loro frutto. Il motivo del legame fra calcare e metalli è di natura elettro/chimica, un componente ha carica positiva e l’altro ha carica negativa: il risultato è un effetto calamita.
Un fenomeno simile di trattenimento delle sostanze metalliche avviene nei terreni con argilla stratificata, ove i metalli rimangono imprigionati in questi strati.
Il tutto, mi spiega con cura Luca De Marchi, impedisce alla vite di assorbire le componenti metalliche. Attento però, sottolinea con pazienza e affabilità, ricordati che le viti non sono per nulla selettive in termini di assorbimento di sostanze dal terreno: loro tirano su tutto quello che il terreno gli lascia a disposizione, disciolto, appunto.
Ricordati poi un’ultima cosa: la vite deve comunque mettersi in condizione di tirare su le sostanze dal terreno, indipendentemente da quali siano, e questo avviene solo nel momento in cui si crea una differenza di potenziale (in termini di umidità) fra le foglie della pianta e il terreno. Nelle annate molto piovose, laddove l’umidità delle foglie è molto alta, è pertanto notevolmente ridotta la capacità di estrazione della pianta.
Chapeau.