L’importanza delle sottozone. La studi sui libri e pensi, si, di averla capita. Ma la vedi sul territorio, vedi il territorio e la capisci. Jerzu e Capo Ferrato sono due delle tre sottozone del Cannonau (la terza è Oliena, più a nord) e sono due posti completamente diversi. Capo Ferrato è, appunto, un capo, un promontorio. Che si spinge nel mare e dal mare prende sole e corpo per il vino. Jerzu, non molto distante, è però un pò più nell’entroterra e a un’altitudine molto più alta. Qui l’escursione termica si fa sentire e diventa terreno fertile per i precursori aromatici. Risultato: due tipologie di vini diversi. Se vogliamo, più completi quelli di Jerzu, che peraltro non è distante dal mare e quindi beneficia comunque dei suoi effetti. Quando capiremo, in Italia, che bisogna spingere sulla zonazione?
Sardegna. Regione dalle mille potenzialità enologiche, delle quali novecentonovantanove inespresse. Mille colori, un milione di profumi, tanti vitigni e null’altro. Speriamo nella new generation che mi dicono stia venendo su molto bene (mea culpa, non sono andato a trovarli quest’estate).
I principali assaggi:
- Mamuthones 2012, Azienda Agricola Giuseppe Sedilesu: un bel cannonau, che non poteva mancare. Calore e pienezza, un’onda di ancestralità e primordialità. Non il massimo dell’eleganza, ma chi la cerca in un vino così?
- Torbato Sella e Mosca: non il vino della vita, ma un pò di carattere e singolarità. La briosità del vermentino più qualcosa di terra, tanta terra. Lo vorrei rivedere con una zuppa di pesce con pomodoro, secondo me ci si divertirebbe.
- Karmis, tenuta Contini. Il migliore dell’estate. Lo avevo assaggiato più volte e continua a confermarsi. La vernaccia rafforza il vermentino e insieme creano un matrimonio perfetto. Riesce ad accompagnarti dall’aperitivo ad un pasto completo, struttura e profumi, durata e picchi. Ci incontreremo spesso.
- Cannonau di Capo Ferrato, vino della casa dell’Agriturismo Cirra. Te lo servono freddo e ti fidi di loro. Lo bevi che te ne accorgi solo dopo che l’hai bevuto. Quando il vino è anche semplicità e…uva. C’è chi cerca il vino frutto, beh, qui ce ne è a profusione.
- Feld 2011, Ernst e Neue. Unica presenza non sarda in questa estate mono tematica. Blend di merlot e cabernet sauvignon con 12 mesi di passaggio in legno che si sentono tutti. Altrimenti come lo stemperi quel sentore vegetale del cabernet così preponderante. E invece tanta frutta matura e, appunto, vaniglia e note di cioccolato. Va lasciato riposare un pò, ma poi si concede e diverte.