Sulle condizioni migliori per la degustazione


Si impara facilmente che per una degustazione ideale ci vuole una certa luce, un ambiente calmo e sereno, il giusto bicchiere e la giusta temperatura. Si impara solo più avanti che ci vuole la testa sgombra. Quando sentii questa cosa la prima volta, giuro, pensai fosse un’esagerazione. Mi sbagliavo. Degustare non significa bere, è completamente diverso dal farlo. Devi ascoltare, ascoltarti soprattutto, e poi viene tutto da solo.  Quindi zero pensieri. Tu davanti a due dita di vino in un calice.

Accade così che in questo periodo a volte penso che il vino mi trasmette di meno. Mi fermo una volta tanto, e capisco che sono io che non lo ascolto bene. Quindi pochi post monografici, ma i vini di ieri meritano uno sforzo e quindi due righe.

Berlucchi – Franciacorta DOCG Saten ’61

Quasi non si sente che è un Saten (ed è un complimento se non fosse chiaro). Perlage finissimo e interminabile. Naso fragrante di mollica di pane caldo ma anche fragrante di frutta croccante ancora non perfettamente matura. Poi tanto miele e note agrumate. Il risultato è una beva facile, liscia e mai nervosa. Esagero, gioiosa.

Di questi giorni mi ricorda: le risate.

Barbera d’Alba Superiore DOC 2010, Vigna Cuculo – Tenuta Cavallotto

Inizio un pò dubbioso. Vino grasso, al limite dell’opulenza, sia come corposità dei profumi che come morbidezza in bocca. Cerchi il carattere del Barbera e, solo quando credi che il passaggio nel rovere di Slavonia l’abbia irrimediabilmente domato, lo trovi. A fine sorso, come a dire: sopravvivo sempre, io. Fra gli assaggi di Tenuta Cavallotto quello che mi ha convinto di meno.

Di questi giorni mi ricorda: i continui su e giù.

Kerner passito, Valle Isarco

Carattere da vendere. Scrivevo oggi che l’alternativa a bere questo passito è quella di tuffarsi in una vasca piena di pesche acerbe sciroppate nella quale è caduto anche il fermaglio metallico del tappo. Aggiungo anche mele cotogne, che dopo essermi rimaste in testa senza uscirne, riesco solo ora a dargli un nome. Tante sensazioni dure quindi, a controbilanciare una morbidezza di certo lontano dal risultare stucchevole.

Di questi giorni mi ricorda: l’ostinazione.

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