Barolo di stampo elveziano, prodotto a Monforte d’Alba, da un vigneto, il Runcot appunto, di nemmeno 2 ettari. La fermentazione avviene in serbatoi d’acciaio inox e subisce rimontaggi giornalieri. Dopo la fermentazione malolattica, affinamento in legno e poi in bottiglia 24 mesi. Un dato per far capire la qualità di questo prodotto: la riserva viene prodotta solo se si ritiene ci siano le condizioni giuste (cercare le annate 2003 o 2005, per intenderci, è impossibile perché la riserva in quegli anni non è stata prodotta).
Per il resto è straordinaria espressione. Di uva, vino e, per dirla con i francesi, terroir. Limpido e rosso granato, non ancora scarico e anzi con qualche vago ricordo rubino. Sembra dall’inizio presagire una vitalità che sarà confermata all’assaggio.
Il naso è sorprendente. Appena stappato, dopo dieci anni dieci, ti invade subito con un profluvio di aromi che non ne potevano più di restare in bottiglia. Intenso, ma ampio di frutta in confettura, pot-pourri, viola appassita, spezie dolci e arie eteree. Profumi netti, distinti, di tratto eccellente.
In bocca si conferma ottimo, con una trama tannica elegante e una sapidità mai sopita. Sorprende la sua ancora intatta freschezza, non completamente bilanciata da una pur notevole morbidezza, a conferma che è un vino di ancor grande longevità.
Una coda setosa, sinuosa, morbida e imponente allo stesso tempo. Dei 14° gradi e della sua struttura robusta, quasi non ci si accorge. Finisce la bottiglia e non lo senti, anzi ne apriresti un’altra. Caratteristiche così se le possono permettere pochi vini.