Lazio: vini e vitigni


2 milioni di ettolitri l’anno, per una regione dalle buone potenzialità. Circa il 55% di territorio collinare ed una vasta esposizioni costiera ne potrebbero fare territorio vocato ad una viticoltura di qualità. Purtroppo invece, mancate logiche di strategia comune e idee campanilistiche, hanno sinora ridotto la possibilità di questa regione.

3 le DOCG, di cui due solo a Frascati: Frascati Superiore, Cannellino, Cesanese del Piglio.

Tantissime le DOC invece, anche troppe, persino frammentate su territori caratterizzati dalle medesime caratteristiche (basti pensare alle numerose denominazioni della zona dei Castelli Romani): il risultato è, spesso, una mancanza di definizione di qualità a scapito di una eccessiva dispersione di nomenclatura.

Tra le zone più importanti, oltre a quella dei Castelli Romani, da ricordare:

  • la zona del Cesanese (Cesanese del Piglio, Cesanese di Affile); attenzione che solo il Cesanese di Affile è anche un vitigno, le altre sono solo denominazioni,
  • la zona del frusinate (passerina del frusinate),
  • la zona del viterbese che si estende sino al confine con l’Umbria (e qui la fa da padrone il grechetto, c’è appunto anche la DOC Orvieto),
  • la zona a nord-ovest di Roma (Cerveteri, Tarquinia).

Tra i vitigni a bacca bianca: malvasia bianca di candia, trebbiano (procanico), grechetto, cacchione, bellone, malvasia puntinata, ansonica, roscetto.

Tra i vitigni a bacca rossa: ciliegiolo, montepulciano, cesanese, merlot, cabernet sauvignon, nerobuono, barbera.

 

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