1 mln di ettolitri l’anno, per una regione oggi fra le più conosciute nel panorama vitivinicolo italiano, soprattutto grazie a due vitigni molto di moda: pecorino e passerina.
In realtà il territorio delle Marche è particolarmente vocato alla viticoltura, con alte montagne che digradano rapidamente verso il mare, passando per una fascia collinare. E, trasversalmente, tutto è tagliato da valli che seguono corsi d’acqua nel senso ovest-est lungo le quali si incanalano le brezze marine, che dal mare vanno verso le cime più elevate. Corpo quindi, grazie all’effetto del mare, ma anche struttura e acidità conferite dalle elevate escursioni termiche delle alture.
Unica eccezione la costituisce la zona della DOCG Verdicchio di Matelica Riserva, in quanto si estende in senso nord sud, dando quindi origine a vini meno salmastri.
5 le DOCG di questa regione: Verdicchio Castelli di Jesi Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva, Offida, Vernaccia di Serrapetrona, Conero (da comaros, in greco corbezzoli, a presagire le note di macchia mediterranea che vi troveremo; generalmente 100% uve montepulciano, anche se il disciplinare prevede anche il 15% di sangiovese).
Tra i vitigni a bacca bianca più usati: verdicchi0 (di cui ricordiamo la famosa bottiglia dell’architetto Maiocchi per Fazi Battaglia; del verdicchio c’è anche da ricordare la sua particolare predisposizione a legare con molecole di CO2 e, quindi, ad essere spumantizzato), trebbiano (chiamato albanella nel dialetto locale), passerina, pecorino, bianchello.
Tra i vitigni a bacca rossa: sangiovese, montepulciano, vernaccia nera.