Valle d’Aosta: vini e vitigni


Nell’ambito del 2° livello del corso professionale per sommelier, la Valle d’Aosta non viene trattata singolarmente ma accompagnata ad una grande regione, il Piemonte. Viene fatto così perché la Valle d’Aosta produce poco (meno di 20 mila ettolitri/anno, a fronte di una produzione complessiva italiana nell’ordine dei 45 milioni) ma chissà che le cose non siano destinate a cambiare. E si, perché la Valle d’Aosta si sta affacciando in maniera sempre più interessante nel panorama enologico italiano, provando a godere dei giusti e sudati benefici di un allevamento, a giusto modo, definito eroico. Vitigni arrampicati fra le rocce, su terra quasi sempre riportata dall’uomo, a cercar di godere del calore del sole conservato e riflesso da pareti di roccia imponenti.

Tanta fatica dunque, riversata in una sola DOC (Valle d’Aosta, appunto) alla quale poi afferiscono 7 differenti sottozone arroccate a cavallo della Dora Baltea, che taglia la regione come una spina dorsale: Blanc de Morgex e de la Salle, Enfer d’Arvier (a ricordare l’inferno della non lontana Valtellina), Torrette, Nus, Chambave, Arnat Montjovet e Donnas.

Tra i vitigni a bacca bianca: prie blanc, chardonnay.

Tra i vitigni a bacca rossa: vien de nus, fumin, premetta (o prie rouge), petit rouge e nebbiolo (che da queste parti chiamano anche picoutener, per via della sua buccia tenera).

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