Narra la leggenda che il territorio di Mezzocorona fosse dominato da un drago spaventoso, che terrorizzava tutta la popolazione. Un giorno un valoroso cavaliere, il Conte di Firmian, trafisse con astuzia e coraggio il drago, il cui corpo fu portato in processione fra la gente per celebrarne la morte. Dalle gocce di sangue che rimasero sulla strada nacque un vitigno, il teroldego “sangue di drago”.
Del sangue, questo vino ha preso il colore rosso rubino, impenetrabile, e la consistenza spiccata. Il naso, molto intenso e fine, con tratti di eccellenza, è un centro di frutti rossi di bosco in confettura ai quali seguono sentori speziati di legno e cuoio leggero. Ottima corrispondenza al palato dove risulta forse non perfettamente equilibrato, poiché la morbidezza spicca sopra una acidità e una componente tannica non imponenti. Forse carente di un po’ di carattere, che la buona persistenza e la struttura importante non riescono a compensare.
Si avverte un filino troppo il passaggio in legno a scapito della personalità e di un’austerità solo promessa e mai raggiunta. Manca quel quid per renderlo eccellente, rimane una sorpresa, per me, piacevole.
L’ha ribloggato su il TaccuVino.
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