Memore di letture pre-adolescenziali, la barbera mi ha sempre evocato Trinchetto il burbero padre di Braccio di Ferro che se ne tracannava bottiglie come se non ci fosse un domani. E con lui gli associavo l’idea di un vino da bettola, il classico vinaccio da dar da bere (in tutti i sensi) agli sfortunati avventori. Seguono poi una serie di assaggi sgangherati che rafforzano questo mio pregiudizio.
Invece venne il giorno che provai il Mounbè di Cascina degli Ulivi (ok non è barbera in purezza) e fui costretto a resettare tutte quelle pseudocertezze che mi ero costruito attorno a questa uva.
Successivamente la 2009 di Beppe Rinaldi corrobora il pensiero che in realtà le idee sbagliate che mi ero fatto fino ad allora sulla barbera erano dovute da conoscenza scarsa e assaggi sbagliati.
Poi arriva #barbera3 che mi apre un mondo, quello della barbera appunto, a me ancora semisconosciuto.
Quando ho saputo che alle #ddb di TerroirVino Luigi, Vittorio…
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