Non ce l’ho fatta a non scrivere qualcosa sulla notizia, ho lasciato trascorrere qualche giorno ci ho anche riflettuto in parte sopra, ma eccomi qui. Enrico Mentana ha deciso di rimuovere il suo account su Twitter in quanto stufo degli insulti ricevuti inoltre, da account non direttamente riconducibili ad una persona fisica con nome e cognome. Come fossero “anonimi”, sostanzialmente.
Lungi da me difendere ignoranti e maleducati, specchio sempre più vivido di una decadente realtà italiana, mi limito ad alcune considerazioni sul concetto che molti, ivi compresi esperti di comunicazione come Mentana stesso, hanno di Internet in generale e dei Social Network in particolare. Le persone dalle quali ho imparato, ovviamente tramite Internet, molto di quello che so su Internet e Social Network mi hanno sempre messo in guardia su una cosa: la potenza della rete, dovuta alla sua apertura, alla sua pervasività (con una definizione molto folcloristica che però rende l’idea, dicono che la rete è liquida). La potenza della rete si manifesta dunque con impensabile velocità e tentacolarità indipendentemente dai contenuti veicolati, indipendentemente cioè dal fatto che siano buoni (conoscenza, informazione, etc.) o cattivi (insulti, appunto).
Io parlo di cose che non conosco, ma non credo che la maggiorparte dei tweet che ricevesse Mentana fosse pieno di insulti. Il problema, come al solito, non è dello strumento ma dell’utilizzo che se ne fa. Io non concordo per nulla sulla decisione, che peraltro rispetto, e soprattutto non concordo sul dire “l’ho fatto perché erano insulti anonimi”.
Almeno Twitter offre la possibilità di cancellare l’account. Ma se ogni mattina trovasse uno striscione di insulti sotto casa, che fa? Emigra in Australia?