Ho visitato tutte le città del Sei Nazioni e ho visto tutti gli stadi. Se avessi conservato tutti gli scontrini spesi negli store della squadra locale forse mi spaventerei della somma. E non sono il solo. Twickenham e Stade de France, ma anche Cardiff, Dublino ed Edinburgo hanno dei negozi, ampi e pieni di cose. E soprattutto, pieni di gente. Chi va in trasferta, chi ha i soldi per affrontare una trasferta, spende. In media, sono quattro o cinquemila gli italiani che seguono la nazionale di rugby. Fate voi un conto.
Ora che avete fatto il conto andate allo Stadio Olimpico durante una delle partite del Sei Nazioni e chiedete dov’è lo store della FIR. Vi indicheranno uno stand e voi penserete di aver capito male. Purtroppo avete invece capito bene e allora fate la fila, non perché ci sia gente, ma perché la bancarella delle noccioline al mercato di Frascati è il doppio.
Arrivati a fatica al bancone vedete un foglio di carta con elencati gli articoli in vendita e vicino il prezzo, scoprite che i palloni sono già finiti e vi sentite come alla Festa dell’Unità di un paesino di collina. Anzi, quest’anno siete fortunati perché fanno anche pagare con la carta di credito.
E siete italiani. Pensate quei gallesi che oggi chiedevano la stessa cosa, pensando a casa loro.
Poi non venite a dirmi che nel rugby non girano soldi, perché la colpa, voi del marketing della FIR, è solo vostra.
Allora, per consolarvi, avvicinatevi al terzo tempo Peroni Village. Lì, per modici 4 euro, potrete comprare un panino eccellente, di pane vecchio e salsiccia insapore.
W l’Italia.
Caro Fabio anche io ero alla partita. Ho avuto la stessa sensazione. Penso che la responsabilità non sia solo della Federazione Italiana Rugby, ma, e soprattutto, del CONI, comitato di gente che pensa solo alla finanza e pensa solo al calcio. Tutti gli altri sport sono trattati come fenomeno circense o da sagra di paese. Un abbraccio
"Mi piace""Mi piace"