Casale del Giglio


La strada é stretta, e corre dritta sotto ventate di terra e sole che batte. Da una parte una distesa sconfinata di piantagioni di cocomeri, camion pieni pronti per rifornire le bancarelle lungo le strade, pezzi di cocomeri rotti per terra e qualche ragazzo africano seduto sul ciglio della strada. Dall’altra parte, altrettanto sconfinata, ma più curata, quasi che la strada segnasse il confine del mondo, la vigna. O meglio, una piccola parte di essa. E lì, in pieno agro pontino, nei territori dei romagnoli, feudo del ventennio, c’è l’azienda agricola Casale del Giglio. Ogni estate è una tappa fissa, non solo perchè adoro alcuni dei loro vini, ma anche per quel pieno senso di ombrosa sacralità che avverto entrando lì dentro. Potrei parlare della loro vastissima produzione, del loro vino di punta, quel Mater Matuta di un prezzo forse troppo alto per queste latitudini. Preferisco suggerire due etichette, a mio parere notevoli. Semplici sicuramente, senza pretesa di avere cinque bicchieri o sette stelle, solo una pura espressione di natura, uva e lavoro. Sono il Satrico, bianco fresco ottimo in questo periodo, sapido come solo un vino nato a pochi passi dal mare sa essere. E poi un Merlot in purezza, morbido, morbidissimo e tanto profumato. Due vini per tutto l’anno, quello che, a mio parere, il vino dovrebbe fare. Poi ci sono i fenomeni, ma non sempre servono.

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