Lo confesso, ho sempre amato la parata del 2 giugno. Sarà per la mia innata passione per le cose militari, per quell’amore fanciullesco che noi maschietti proviamo nel giocare con i soldatini o per il mio passato da Ufficiale dell’Esercito. Non lo so, ma ho sempre amato la parata e vorrei, se posso, continuare a farlo.
Se posso dico, perchè quello che sento e leggo mi sta facendo anche disinnamorare dell’evento, che ho sempre messo accanto a quelle cose intorno alle quali un paese si unisce e si riconosce, come la storia di Garibaldi, il Colosseo e, perchè no, I Promessi Sposi.
Non ho scritto niente contro la parata del 2 giugno quando sui social network si è levata un’alzata di scudi contro le spese dovute per sostenerla, in un periodo in cui ci si chiede di rimodulare il nostro tenore di vita. Non l’ho scritto perchè ritenevo un pò populista questa campagna contro, quando sono invece fermamente convinto che gli sprechi siano altrove. Ma quando poi accadono tragedie come quella del terremoto in Emilia e quando, soprattutto, iniziano a circolare voci di un aumento delle accise sulla benzina per finanziare i sacrosanti aiuti a questa gente, allora mi accorgo di dover ripensare ai miei pensieri. Probabilmente è vero, i 3 milioni di euro che si dice la parata dovrebbe costare sono una briciola rispetto a quello che dobbiamo per gli aiuti, ma è pur sempre una briciola in meno che esce dalla tasche massacrate del popolo italiano. Ovvero quello che, generalmente, si chiama Repubblica. Se ci pensiamo bene, il 2 giugno è anche festa nostra.
PS. Si è fermato pure il calcio … e ho detto tutto.