Alessandro,
lo confesso, io sono uno di quelli che quando il Presidente Agnelli comunicò il tuo addio in anticipo disse: sono d’accordo. Ero tra i pochi allora. E sono tra i pochi anche oggi. Tra i pochi che hanno cambiato idea. Lo confesso, ci ho sperato sino all’ulitmo in un annuncio a sorpresa. Che non è arrivato.
E lo sai cosa mi ha fatto cambiare idea? Non è stato il tuo giro di campo, no. Non sono stati i tuoi occhi lucidi, no. Non sono state le tue meravigliose parole sul sito, no. Sono state le tue parole nell’interivista post-partita e il tuo contegno, la tua umiltà anche in questa giornata “per te”.
E’ stato quando hai detto, penso alla gente e a tutto quello che ha fatto per me in questi anni che sono crollate le difese. Perchè, di colpo, mi sono tornati in mente i salti, le urla, i gesti folli, le preghiere e le imprecazioni, i baci alle fotografie e le letture dei giornali, sempre a immaginare, cercare e proteggere un volto e un nome, il tuo.
Perché io c’ero il giorno dei tuoi primi gol in bianconero, contro il Parma. C’ero la mattina del tuo gol in Intercontinentale, altro che la lezione di Analisi Matematica 2 all’Università. C’ero il giorno del colpo di tacco contro il Borussia o il giorno del gol contro il Bari e ancora mi ricordo il mio urlo e l’abbraccio di Pessotto e la frase ripetuta: ha segnato Alex, proprio oggi, proprio oggi.
E c’ero anche il giorno di Udine, con il tuo bracci alzato, la maglietta blu e il legamento rotto. E c’ero sotto il diluvio di Perugia, quando tutti dicevano “togli Del Piero e metti Kovacevic”. E c’ero il giorno della punizione contro l’Inter e della tua linguaccia e il giorno dello schiaffo di Cufrè e del tuo schiaffo morale, come sempre, un insegnamento.
E’ per questo che ho cambiato idea. Perchè ci sono sempre stato in questi anni. Anzi, tu ci sei sempre stato. Vicino a me.
Grazie di tutto, Alessandro, ovunque tu sarai.