Crisi della scuola pubblica: la vera vittima


Riduzione dei fondi annuali, accorpamento dei plessi per abbassamento del numero di presidi, casse comunali in asfissia e scarso appoggio verso gli istituti. E allora meno progetti, arredi decadenti e inadatti quando non pericolosi, mancanza del sapone nei bagni, riduzione delle compresenze in aula e di insegnanti specializzate al fine di utilizzarle come tappa buchi e non dover spendere per supplenze esterne.E credo si possa agevolmente continuare.

Ma la prima vittima di tutto ció, di quelli che tutti chiamano tagli alla scuola pubblica, non è la qualità della didattica, non é la capacitá di questa istituzione di crescere gli adulti di domani, non è la sicurezza dei bambini a scuola. No, la prima vittima é qualcosa di ancora più alto, nel senso che poi ha devastanti impatti sul resto. La vera vittima è qualcosa di più apicale, che si incastra profondamente, e purtroppo perfettamente, nel clima di tensione sociale nel quale piomba un paese in recessione economica. La vera vittima è il rapporto genitori-insegnanti, collante primario per tenersi aggrappati ai valori fondanti che a noi più grandi hanno fatto diventare tali. Genitori e insegnanti, come nelle più scontate rappresentazioni di lotta fra poveri, si trovano l’uno contro l’altro a scaricarsi addosso le responsabilità per un sistema nel quale non si riconoscono più e che non riconoscono più.

Lasciati soli da dirigenti scolastici sempre meno insegnanti, meno presidi e sempre più manager, sempre più funzionari amministrativi attenti al budget (ahi loro), genitori e docenti sono le uniche parti rimaste a confrontarsi. E inevitabilmente finiscono nei lati opposti del tavolo.

Da un lato i genitori, che sempre più spesso vedono nelle insegnanti la peggior rappresentazione dello stereotipo del dipendente pubblico, privilegiato nulla facente, addossansogli la responsabilità per una scuola che non li rappresenta, che non garantisce quella qualità di cui beneficiarono loro anni prima.

Dall’altro gli insegnanti, assolutamente incapaci di fare marketing (nel senso buono del termine) di sè stessi, sempre più coesi in logiche corporativistiche del tipo “siamo sotto attacco”, “se la prendono tutti con noi” e allora uniamoci tutti insieme e chiudiamoci a riccio. E parlo anche degli insegnanti che lavorano con passione e sacrificio.

E’ uno strappo sociale, ferita segno di un’epoca difficile, testimonianza della profonda crisi delle istituzioni che sempre ci hanno fatto da focolare. E’ un bisogno di rivoluzione, un bisogno però indotto dall’alto (per volontà politiche o più semplicemente per mal governo). Ma è un bisogno che, per queste contrapposizioni nascenti per disperazione, viene sempre più visto come se nascesse spontaneamente dalla base, come se fosse colpa per di insegnanti e genitori.

Ed è noto: le rivoluzioni che partono dalla base conducono sempre a cambiamenti drastici.

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Una risposta a "Crisi della scuola pubblica: la vera vittima"

  1. Condividendo lo stesso circolo didattico, è sicuramente vero che il rapporto genitori-insegnanti è ormai l’unico rapporto esistente nella scuola pubblica, giusto o sbagliato che sia!
    Per molti anni, soprattutto negli ultimi, la qualità della scuola è stata di fatto assegnata quasi esclusivamente alla buona volontà di entrambi gli agenti di questo rapporto, soprattutto per la salvaguardia dei bambini. Ora però la situazione intorno a questo rapporto (e parlo soprattutto dell’incapacità della dirigenza di saper gestire “materiale umano” come i bambini in primis, gli insegnanti e i genitori oltre alle scartoffie burocratiche e ai sempre più poveri budget annuali) si è talmente degradata che si sta delineando sempre di più come una lotta tra poveri, in cui qualsiasi sia la modalità e il risultato di questo scontro, sarà sempre una sconfitta per tutti, anzi, lo sarà soprattutto per i bambini!
    Per questo credo che sia importantissimo in questo momento di crisi, poter affinare tutti i mezzi di comunicazione e di informazione possibile (locale e nazionale) per rinsaldare invece questo rapporto insegnanti-genitori e porlo nei termini di una fattiva collaborazione reciproca.
    Non per sostituirsi alle carenze della dirigenza, assolutamente no, ma per far sì che invece emergano chiaramente quali siano i limiti di questa assurda gestione scolastica e di questo piano diabolico che la classe politica sta perpetrando ai danni della scuola pubblica da decenni.
    Al di là dello “zoccolo duro” (in entrambe le fila) costituito da coloro che non credono più a nulla e che non credono si possa cambiare alcunchè, credo fermamente che ci sia bisogno di far circolare le informazioni. le idee, le proposte e che molto si possa fare per aiutare la scuola a fare meglio e a fare di più. Anche solo per risvegliare in qualcuno qualche briciola di amor proprio e di indignazione, ma soprattutto, per smuovere gli animi a fare concretamente qualcosa, tutti insieme, genitori e insegnanti. Per il bene dei nostri figli.

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