C’è un momento, prima che inizi la partita, nella quale si raccolgono i pensieri e le energie, si incrociano gli sguardi e la vita scorre velocissima nelle vene. Fuori dagli spogliatoi un uomo con la sua macchinetta traccia le linee del campo, dritte, da una bandierina all’altra, bianche e facili da cancellare.
In questo periodo mi sento un po’ così. No, non come quelli che sono negli spogliatoi, no, qui la partita è cominciata da un pezzo. No, mi sento come quello che traccia le linee, ma senza macchinetta e senza riferimento. Non vedo le bandierine e cerco di disegnare la linea un po’ più in qua, ogni giorno un centimetro più in qua. È la linea delle cose, la linea del futuro, la linea del giusto tempo della felicità e delle cose da fare. Ho una lista così di cose da fare, di cassetti da aprire e di sogni da realizzare, di posti da vedere e persone da rivedere, e il tempo davanti diminuisce sempre più in fretta. E sempre più in fretta accelera. Mia moglie dice che faccio questi discorsi sempre più frequentemente (e ha ragione), che sto invecchiando (e ha ragione) e che questi pensieri sono sintomo di infelicità (e qui sbaglia).
Io cerco solo di tirare la linea più in qua, dal verso opposto rispetto a quello dal quale tira la vita e la maggior parte delle persone che mi stanno intorno. Io cerco solo di non avere sogni (a farlo sono capaci tutti) ma progetti e cose da fare, cerco solo di farli oggi invece che aspettare domani, cerco solo di trasformare ogni pensiero in cosa possibile.
Così facendo corro, devo correre, e mi porto appresso tutto e tutti, a volte facendo male.
Dov’è la bandierina dalla quale devo partire per tirare la linea? Esiste un punto oltre il quale non aumenta nulla, non migliora nulla? Esiste l’asintoto della felicità? Credo che vivere pensando che domani sarà il mio ultimo giorno e non pensando che sarà uno dei tanti, infiniti, che mi restano mi aiuti a far diventare piccolo piccolo il tempo rosicchiato dal nulla e dal vuoto.
Intanto mi sento felice, ma con la certezza che la vera felicità sia nel ricercarne sempre di nuova.
Bellissimo post e tante, tante intriganti domande a cui ogni giorno anche io cerco di rispondere in equilibrio se va bene, o in bilico, se non va bene, tra la pianificazione dettagliata di progetti e idee e la coscienza dell’inevitabile impermanenza di tutto ciò che della vita conosco, amo e cerco di abbracciare giorno dopo giorno.
So bene a cosa ti riferisci quando parli di “correre” e so anche che spesso non è facile stare vicino a chi non vorrebbe fermarsi mai, ma quello che penso veramente è che vorrei che rimanesse di me nei miei figli, in Matteo e in chi mi conosce, l’idea che abbia vissuto una vita piena interiormente a prescindere da ciò che materialmente riesco a fare.
Vorrei insomma che rimanesse a tutti l’idea che c’ho provato, anche se solo a modo mio. Quasi ogni giorno chiedo ai miei due piccoli qual’è lo scopo della vita. E loro mi guardano e mi rispondono cantilenando il solito mantra….”Si, lo sappiamo…essere felici mamma!!!!”. Ecco, allora sarei soddisfatta anche se solo rimanesse in loro questa idea basilare, questo proponimento interiore, questa semplice linea bianca di demarcazione di cui parli tu. Una linea che traccia il confine tra la semplice esistenza e la vita vera di ognuno di noi.
Grazie Fabio del post.
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Tu devi essere così. Perché hai tanti talenti. E Chi te li ha dati ti ha anche rivelato (più o meno chiaramente) che li devi far fruttare sempre senza essere pigro mai, almeno finchè non ti senti che meriti di riposare. E poi di nuovo nella mischia sennò ti senti in colpa. E non devi avere mai paura della fatica, del nuovo, dell’ignoto, facendo forza a chi ne ha meno di te e sempre accanto alle persone di cui hai scelto di prenderti cura finchè avranno vita o solo finchè non ne avranno più bisogno. E la vita ti chiederà sempre di più e sempre ti darà in cambio. Questa è la felicità per chi non ha paura di vedere la verità. Per chi sa che non bisogna conservarci ma accumulare cicatrici di cui essere fieri, anche se sono stati errori. Per chi sa che la libertà è scegliere, scegliere ogni oggi, e poi prendersi le responsabilità per le proprie scelte invece che non scegliere mai e restare fuori dalla vita raccontandosi di essere liberi. La vita scorre e chi cambia con essa sarà sempre perfetto insieme alla vita. Io conosco poche persone che non dicono di no mai alla vita, sono molto poche. Tu sei una di quelle. Pensi di fare male alle persone intorno a te? Sbagli, è la vita che è dura e fa fale, ma guardarla negli occhi e amarla è l’unico modo felice di farne parte. Certo a chi ha meno talenti di te, la vita chiede meno per lasciarlo col cuore in pace e questo va rispettato. Ma non è qualcosa che si può scegliere. Anch’io volevo essere come la Schiffer ma vabbè! Quante persone felici conosci? Quante persone che sanno amare, rischiare, che non tradiscono? Che scelgono una cosa perché è giusta anche se oggi non mi dà da mangiare? Certo pensiamo anche alla sposa o al figlio del “Gabbiano Jonathan”, sarà necessario che anche loro amino la libertà più del cibo ;-D
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Tutto vero. A volte vorrei non avere questa spinta dentro e lasciarmi sdraiato su una “spiaggia” tranquilla, ma poi mi accorgo che sarebbe contro quello che sono davvero.
L’unico modo è inventare un sogno, un qualcosa da rincorrere, raggiungerlo, festeggiare un secondo con mezza testa perchè l’altra metà ha già iniziato a rincorrerne un altro m
daje
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